lunedì 22 ottobre 2012

Recensione: Una casa alla fine del mondo, di Michael Cunningham

Titolo: Una casa alla fine del mondo
Autore: Michael Cunningham
Editore:
Bompiani (collana Tascabili)
Pagine:
380
Prezzo:
9,90 €

Recensione:


"Una casa alla fine del mondo", esordio del vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa 1999, Michael Cunningham, narra la crescita e la complicata vita di Jonathan e Bobby.
Il romanzo è ambientato negli Stati Uniti degli anni '70 e '80, inizialmente a Cleveland, sperduta cittadina in cui abitano Jonny e Bobby. I due si conoscono alla scuola media, nonostante le enormi differenze caratteriali diventano ben presto amici inseparabili. Fra droghe e buona musica, i due ragazzi sviluppano una relazione strana e "morbosa". Si intuisce fin da subito che Bobby rappresenta il tipo di persona che Jonathan non ha mai avuto il coraggio di essere, non per niente, pagina dopo pagina, lo vediamo trasformarsi in una sorta di "copia" dell'amico. Dall'altra parte c'è Bobby, che ha sempre desiderato provare quel senso di calore e di sicurezza che solo una famiglia è in grado di donare.
Quando inizia il periodo dell'età adulta, avviene una separazione fisica fra i protagonisti, che rappresenta un inevitabile cambiamento definitivo del loro tipo di rapporto.
I due ragazzi si riuniranno quando Bobby raggiungerà Jonny e la sua amica Clare a New York. I tre ragazzi daranno quindi vita non solo ad una convivenza, ma a qualcosa di più intimo. Loro stessi si definiranno una "famiglia".
Costituiranno una comunità, nella loro nuova casa a Woodstock... nella loro casa alla fine del mondo.



Inizialmente il romanzo ha catturato tutta la mia attenzione, ho divorato le prime 100 pagine e mi sentivo pienamene coinvolta nella storia.
Poi qualcosa si è rotto.

Alla separazione e al distacco fra Bobby e Jonny, si è unito un mio allontanamento personale dalla storia, che ben presto si è tramutato in disinteresse e indifferenza.
Cunningham non è riuscito a mantenere viva la mia curiosità
, mi sono annoiata per tutta la seconda metà del romanzo. Nel finale avviene un leggero miglioramento, ma ciò non basta a farmi rientrare nella storia. 


Locandina italiana del film
tratto da questo libro
I personaggi creati dall'autore sono esageratamente nostalgici e malinconici, non riescono a cogliere la bellezza della vita e vivono in una costante corsa verso il futuro. Il futuro è ciò che (pensano) li riscatterà, ciò che bramano, ciò che attendono da sempre. Tuttavia, quando hanno l'opportunità di creare e vivere la vota che hanno sempre sognato, restano impassibili e si fanno travolgere dagli eventi. Bobby e Jonny sono degli inetti, non agiscono, non hanno reazioni.
Chi si allontana da questa descrizione è Clare, che teme il futuro. Non vuole invecchiare, ha paura dei suoi quarant'anni e cerca di sfuggirgli in ogni modo possibile. Il suo obiettivo è avere un figlio, e per averlo sfrutterà i due ragazzi. Io non ho visto questo amore comune a cui tanto Cunningham aspira, da parte di Clare ho notato soltanto egoismo ed opportunismo. [SPOILER]Non per niente verso la fine del romanzo la donna partirà con la bambina (che sarebbe dovuta essere "figlia della comunità"), e si lascerà alle spalle Bobby e Jonny, per ricongiungersi con la sua vera famiglia.[FINE SPOILER]
 
Un inizio promettente che sfuma, purtroppo, in un romanzo apatico e noioso. Forse Cunningham è stato troppo pretenzioso. 

Giudizio:


Link:
Esistono due pagine di wikipedia dedicate a "Una casa alla fine del mondo". Una relativa al romanzo, CLICK QUA, ed una relativa al film, CLICK QUA.
Per avere maggiori informazioni su Michael Cunningham consiglio il suo sito ufficiale (in lingua), CLICK QUA, e la pagina italiana di wikipedia, CLICK QUA.

2 commenti:

  1. Scusa, ma cosa c'entra il carattere dei personaggi con la valutazione del testo? Anzi, se ti hanno lasciato questa impressione significa che la caratterizzazione è riuscita. Un romanzo va valutato secondo parametri strutturali e stilistici. Forse con 'inetti e incapaci di reagire' intendi dire che a te piacciono le storie con più azione? Be', ma una recensione deve basarsi sulla validità oggettiva, non sul gusto soggettivo, altrimenti non è una 'recensione', ma un pensiero personale in forma scritta. Le recensioni sono valutazioni tecniche oggettive ;)

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  2. Ciao Irene :)
    Io non ho scritto che Cunningham ha mal caratterizzato i suoi personaggi, anzi. Ho mosso una critica nei loro confronti perchè a me non hanno trasmesso niente, se non appunto noia e indifferenza.
    Con il termine inetti voglio indicare la loro totale incapacità di muoversi, di agire, di avere una reazione. Aspettano sempre che le cose gli capitino, non cercano di farle capitare. Sono due inetti, a parer mio.
    Una recensione comunque ovviamente è personale. Quante volte leggi recensioni contrastanti riguardo uno stesso libro? Se fossero basate solo sulla validità oggettiva allora non ce ne sarebbero così tante e soprattutto, sarebbero tutte uguali.

    Grazie per il commento e per la critica, apprezzo molto chi esprime la propria opinione, per positiva o negativa che sia ;)

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