La mia avventura a Wayward Pines inizia un venerdì sera qualunque, trascorso sul divano a causa della pioggia che sembra più determinata che mai a rovinarmi ogni weekend. Il mio arrivo a Wayward Pines è casuale. Muovo qualche passo oltre il cartello che mi dà il Benvenuto in città e resto titubante e perplessa. Cosa mi abbia spinta a selezionare proprio lei, fra tutte le serie TV che Sky on demand mi presentava davanti, non lo so. Forse la noia, probabilmente la voglia di scovare qualcosa di nuovo e interessante. Mi sono approcciata a questo telefilm senza aspettative, senza conoscerne la storia, il cast, i produttori... situazione abbastanza insolita per me che, preda di una piccola mania, devo sempre essere informata su ciò che mi appresto a leggere o a guardare.
Wayward
Pines comincia nel miglior modo possibile: un uomo è steso a terra, apre gli occhi e pian piano si solleva, per osservare il posto in cui si
trova. Una scena che mi ricorda immediatamente Lost - complice anche il
recente rewatch della serie - e che fa nascere in me delle aspettative.
Aspettative di ritrovare a Wayward Pines un po' dell'isola che ho
dovuto lasciare 5 anni fa, di incontrare dei personaggi altrettanto
complicati e interessanti, ma soprattutto di lasciarmi ancora una volta
rapire totalmente da una storia fuori dall'ordinario. Di ordinario
infatti a Wayward Pines c'è ben poco, a partire dal suo protagonista:
Ethan Burke, agente segreto che si ritrova incosciente fra le strade di
questa città. Interpretato da un ancora affascinante Matt Dillon,
l'agente Burke sta seguendo la pista che forse lo porterà a trovare due
colleghi dei quali si sono perse le tracce da una decina di giorni,
quando una serie di coincidenze abbastanza sospette lo portano a Wayward
Pines, città dalla quale sembra impossibile uscire. Ethan non riesce a
comunicare con la sua famiglia nè con il suo responsabile, non riesce ad
uscire da questa strana città e sembra che nessuno sia disposto a
dargli spiegazioni in merito. Nessuno ad eccezione di Beverly, barista
del pub locale, che sembra con le sue parole, accendere in Ethan quel
barlume di sospetto necessario a fargli capire che la situazione in cui
si trova non è dovuta ad una serie di coincidenze.
Il
primo episodio di Wayward Pines mi ha lasciata dubbiosa. Mi è piaciuto?
Non lo so. Credo di sì, ma qualcosa non convince pienamente.
La
storia riesce comunque a coinvolgermi e sembra abbastanza incasinata da fare al caso mio. Così inizio subito a cercare la trilogia da cui è
tratta e scopro che la Sperling & Kupfer l'ha recentemente
pubblicata interamente. Che altro aggiungere se non che Domenica mattina
stringevo fra le mani la mia copia di "Wayward Pines - I Misteri",
scritta da Blake Crouch? E prima di addormentarmi, la stessa sera,
posavo il romanzo sul comodino, ripensando alla storia che avevo appena
terminato di leggere. Strana, stranissima. Popolata da personaggi
misteriosi e un po' freddi, che non sono riuscita ad inquadrare fino
alla fine, quando il grande mistero viene svelato. Blake Crouch, abile
tessitore di trame, dà ai suoi lettori delle risposte, cosa che ho
apprezzato infinitamente. Il romanzo si conclude lasciando qualche
domanda in sospeso, ma il fulcro della storia ci viene spiegato. Questo
non serve a placare la mia curiosità, infatti più mi addentro a Wayward
Pines, più vorrei essere una dei suoi abitanti. Ora capisco come mai il
primo episodio della serie TV non mi avesse convinta pienamente: a causa
di un protagonista che cammina di qua e di là senza una meta precisa,
troppo vittima degli eventi. Però Wayward Pines ti mette la pulce
nell'orecchio, vuoi sapere come mai la gente non invecchia, come mai
alcune persone credono di essere nel 1986, altre nel 2014 e soprattutto
vuoi sapere in che anno stanno vivendo questi cittadini un po' paranoici
ed eccessivamente sorridenti. Vuoi sapere perchè "non ci sono grilli a
Wayward Pines" e vuoi scoprire chi è che tira i fili in questa città.
Volete
un consiglio spassionato? Date un'opportunità a questa serie - o ancora
meglio, ai libri di Crouch - non ve ne pentirete, specialmente quando
terminerete la visione del secondo episodio e vi ritroverete a
sussurrare a voi stessi "... e adesso?".